Il Consiglio Regionale ENS Veneto esprime preoccupazione e perplessità in merito alla sentenza 1798/2024 del Consiglio di Stato dove, ad una prima lettura, si rischia di creare un pericoloso precedente nel limitare i servizi assistenziali, di tutela e di supporto all’educazione, non solo dei disabili, e vincolarli ai limiti di bilancio. 

Preoccupa soprattutto analizzando la situazione dell’assistenza scolastica nel Veneto dove puntualmente, ogni anno, il sistema di sostegno allo studio degli studenti e delle studentesse con disabilità diventa oggetto di discussioni e richiami nei confronti degli enti pubblici coinvolti, per la discrepanza tra le ore indicate nei PEI e quanto effettivamente erogato, senza contare la qualità delle figure professionali interessate, spesso non idonea al servizio che devono rendere.

Sostenere che il PEI sia una proposta e non rappresenti un vincolo è inaccettabile in quanto il PEI viene inserito in un progetto di crescita del disabile a 360 gradi. 

Riconoscere l’importanza del diritto di assistenza scolastica ma allo stesso tempo sostenere che non sia assoluto ci suona come un ossimoro: è un diritto e come tale va garantito, quindi crediamo rappresenti un danno al mondo della disabilità creando ancora più disparità non solo tra disabili e normodotati ma anche tra disabili e disabili. 

Laddove c’è un Ente che è “capiente” i servizi vengono erogati mentre i disabili che hanno la sfortuna di crescere in enti poveri devono subire una simile menomazione del diritto in proporzione alla situazione economica. Forse questo è quello che in maniera eclatante può rappresentare gli effetti dell’autonomia differenziata approvata da qualche mese. 

Crediamo invece sia importante una programmazione a priori perché gli studenti disabili non compaiono all’improvviso sotto i cavoli di anno in anno, ma soprattutto una volontà concreta di affrontare la situazione coinvolgendo fin dall’inizio del processo le associazioni maggiormente rappresentative del mondo della disabilità come la nostra che da sempre cercano di collaborare in maniera costruttiva nell’interesse di tutti.

Riteniamo pertanto che  si possano monitorare con intelligenza i costi che tali servizi rappresentano mantenendo non solo la qualità del servizio in toto ma anche l’attenzione alla qualità formativa e professionale ed alla prestazione economica e contrattuale degli assistenti alla comunicazione per costruire di anno in anno un progetto globale di assistenza scolastica a 360 gradi lungo il suo percorso di vita. 

Sostenere anche che la riduzione delle ore nel caso in esame non ha pregiudicato il percorso del disabile non tiene conto della maggior fatica e del dispendio di energie fisiche, economiche e mentali non solo del disabile ma anche dei familiari. Le famiglie che vivono la disabilità al loro interno hanno già molte difficoltà da affrontare, non ultime quelle burocratiche, ma vivono anche una lotta continua tra desiderio di futuro, possibile, e paura che questo sia negato non dai limiti della situazione oggettiva ma dall’inerzia di chi, invece, dovrebbe sostenerli ed agevolarli garantendo che oltre alle difficoltà oggettive subentrino anche disparità discriminatorie.

Se è proprio lo Stato a creare queste disparità, contro chi si possono far valere?

 Ancora una volta sembra tornare in voga la dicotomia disabili - costi e non quella più corretta di disabili - risorse che, se adeguatamente formate ed educate, in una vera società accessibile potrebbero dare un notevole contributo. 

 Auspichiamo che la Regione Veneto ponga particolare attenzione alla situazione e ci coinvolga, insieme alle altre associazioni di tutela della disabilità, in un tavolo tecnico condiviso, che mai come ora è assolutamente necessario, perché noi affermiamo con convinzione che noi sordi, come tutti i disabili, siamo delle risorse se veniamo messi in condizione di essere alla pari degli altri.

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